Sono nato il 1° Gennaio 1956 sotto il segno del Capricorno, dove tenacia e testardaggine camminano all'unisono, e qualche volta ti danno la forza di fare qualcosa a cui non avresti mai pensato, come questo libro che, lungi da me, non intendere essere o diventare assolutamente un capolavoro, ma solo il messaggio di un uomo, che come tanti altri, purtroppo, una mattina si sveglia e gli trovano "qualcosa di sospetto" dentro: il cancro. Inizia cosí una lunghissima notte, dove tutto ti appare, una realtá tremenda si abbatte su di te senza lasciarti respiro, ma solo una tenue speranza che arrivi il giorno, la luce. Non fuggite, accettate la vita per quel che vi dá, varrá sempre la pena di viverla, e scoprendo voi stessi, avrete un'arma in piú per le vostre battaglie. |
|
«Ho un messaggio per te amico lontano Un messaggio che io non ho mai ricevuto. Ho pianto, ho sperato, ho creduto, e anche sognato, ma sempre con l'ansia padrona di me. È a te che io lancio questo dolce pensiero, per darti la forza, per darti il coraggio, per credere ancora in quello che fai. È una vita sofferta, una vita fatale, con spazi sereni e momenti crudeli, dove neanche i sogni possono farti sognare. Ma credici sempre, dai il meglio che hai, perchè questa é la vita, e non la puoi disprezzare. È un messaggio d'amore, un messaggio per te, e non le stupido imbroglio per farti sognare.» Un abbraccio Luciano |
|
Un messaggio di Tony a Luciano:
«Mi era stato detto di lui, Luciano Tripodi, da sua sorella, alla fine di un'estate di un anno che sembrava volesse demolire la sua, inintaccata volontá pari alla sua bellezza, la beltá di una dea solo apparentemente inaccessibile. E bello é suo fratello, Luciano Tripodi, di una bellezza focosa ed un tantino selvaggia. Ma era solo l'apparenza. Realmente ho avuto l'impressione di essere al cospetto di una persona davvero inaccessibile e inarrestabile. Ma ció era dovuto al fatto che Luciano Tripodi pone al servizio della sua bellezza il naturale dono sovoir-faire che, in breve, ne fa un uomo di successo. Essere ricercato, adulato, ammirato, pone su di un piedistallo molto spesso pericoloso. Ma Luciano Tripodi si scopre abile acrobata e si giostra sulle ali di una vita splendida che gli si offre a braccia aperte. E i suoi incredibili occhi gelidi, riscaldati appena da pillettes dorate, sembrano abbracciare il mondo. Invece si ritrae, il sentimento sembra spaventarlo. È inevitabilmente soggiogato dalla buona dea bendata, é lealmente aperto al sorriso, alla stretta di mano, con l'aria aperta intorno a sè o della libertá che gli appartiene. In un momento Icaro precipita e si schianta a terra, schiacciato su se stesso, tramortito, stordito, senza nemmeno rendersi conto di quello che gli accade, un "improvviso silenzio", attonito. Ed é la notte, mentre la vita fuori, incosciente e indifferente va e viene, come una danza senza ritmi cadenzati. Un frenetico chiasso, che urla nelle orecchie di Luciano Tripodi, come un rimbombo, in isolamento forzato, nel silenzio dell'anima in simbiosi col corpo immobilizzato dal dolore, entrambi prede di un terrore che non ha lineamenti, un cieco terrore pari all'incredulitá. Questa é la realtá. La realtá di Luciano tripodi. Era sul finire di un'estate di un anno che si divertiva cattivamente a bloccare un'esistenza raggiante. Ho conosciuto Luciano tripodi inchiodato sul letto di un ospedale, come un crocifisso orizzontale, e quel letto mi é parso troppo piccolo e traballante per lui. Ma se ne stava lí, fermo, immobile nel suo dolore per avvertirlo di meno, per non urlare. Subito mi ha colpito il gelido bagliore dei suoi occhi. Occhi privi di implorazione, di comprensione, poichè non é abituato a chiedere, buon per lui, eppoi non era il momento di comprendere, ma solo di resistere al dolore. Come due lame i suoi occhi si posavano su di me che ero lí, timidamente in piedi ai piedi del letto. Non stava soppesandomi. Ma certamente aveva la forza per chiedersi che cosa facessi lí, chi me lo faceva fare, visto che non lo conoscevo. E naturalmente non poteva essere volgare e stupida curiositá. Cosa mi spingeva a stare lí, a guardarlo senza nemmeno essere capace di aprire bocca? Pure ero lí. Ed era straordinario come si sentissi bene lí, ai piedi del suo lettino, quasi schiacciato dalla sua mole agile di bestia ferita. Quelle sue lame gelide andavano dal mio sguardo sfuggente e rimbalzavano sul muro per tornare a me… avevamo paura entrambi, lui braccato dalla sofferenza che non conosceva contorni a cui aggrapparsi, io dalla sua forza. Ero affascinato dalla sua forza spontanea, naturale, o della legge della sopravvivenza Era giá uomo, erano bastati tre mesi per farne un uomo, perchè Luciano Tripodi avrebbe compiuto 27 anni il 1° Gennaio. E si era prossimi al Capodanno. Cime innevate, fiaccole sulla bianca superficie lunare di una pista, voci piene di gioia e spensieratezza, sci fruscianti sull'umidore gelido di una manciata che placa la sete di una risata. Ma Luciano tripodi ama l'alpinismo. Ama salire, conquistare le vette, dominare il panorama piú vasto. Direi, anelito di vita; respirata a pieni polmoni. Salire sulla vetta..... E giace immobilizzato dal dolore che non conosce limiti, in bilico sul lettino che sorregge stoicamente il suo peso per non fracassarsi al suolo, per non fargli piú male. Facendo leva sul residuo delle forze che gli restavano, Luciano sposta la gamba e mi invita a sedere. Vuole che mi senta a mio agio. Ed é tutto detto. Le parole non servono. Ha capito che voglio starmene lí, accanto a lui, a bere un po' di quella sofferenza, complice di un'atroce realtá simile ad uno scherzo del destino (ma esiste davvero?). Abbozzo un sorriso, lui non puó ma vorrebbe. Sento che non vuole soltanto sorridere, ma ridere. Sento che vorrebbe urlare e piangere, ma non se lo concederebbe mai, é troppo orgoglioso. Con me ha sciolto l'orgoglio e si é vestito di dignitá. Un ragazzo che é diventato uomo improvvisamente, siglato dal dolore, che ha cancellato di colpo la naturale indifferenza, l'entusiasmo ha sconquassato gli argini del tempo e l'ha consegnato alla vita, spalancato a Lei, con le cicatrici rimarginate dal suo umano bisogno di vivere una seconda volta. La vita é madre, é giustiziera, é maestra, é tutto ció che noi si vuole interpretare, capire, agire, essere, scegliere di essere fondamentalmente liberi come siamo. E Luciano Tripodi si veste di una tuta gialla come la luce, e riprende a correre senza piú fermarsi, nemmeno (e soprattutto!!!) per guardarsi alle spalle se non per un valido bilancio, soppesare il buono ed il cattivo della sua vita di ragazzo di buona famiglia. Non gli é dunque difficile rendersi conto che la vita é bella comunque, e che merita valutarne i valori, quelli autentici, con gli esempi che ha intorno a lui, e sua sorella respira con lui ansia e paura. Ora gli sorride illuminata dal giorno, ma non ha mai smesso di sorridere, nemmeno nella notte piú buia. Lo illuminava con l'inamovibile volontá di vivere insieme a lui una battaglia aspra che assomiglia alle fiabe, quando si é al cospetto del mostro che si deve abbattere per aver salva la vita. Mi trovavo lí non a caso, dunque. Dovevo imparare a vivere, come ognuno di noi quando si prende coscienza di se stessi, dei propri limiti, quando si é conosciuto il morso dell'angoscia e dell'egoismo e non si puó che abbattere le mura protettive che alimentano il passivismo e l'indifferenza per annaspare un poco nelle acque della sofferenza altrui; cosí, inevitabilmente, si impara, bene o male, a nuotare e se manca il respiro, una sorsata d'acqua in piú ha il pregio di lavare lo spirito. Il mio spirito era in comunione con lui, nel riconoscergli la volontá illimitata di vivere e di operare donando un sorriso. Leale, dicevo, Luciano Tripodi lo é dall'infanzia. Ho visto quindi sciogliersi il gelo dalle lame del suo sguardo dorato, nella dolcezza appena trattenuta dall'orgoglio. Ero suo amico e mi accettava semplicemente, cosí, come del resto, doveva essere. È trascorso un anno, regolarmente affannato come é il tempo che fa parte della vita di ognuno di noi, e certamente molto di piú, considerato il suo infaticabile senso organizzativo, il suo amore per il lavoro. Ma ho pensato sovente alle sue notti. Ho pensato alla sua donna. Mi sono chiesto se un amico raccoglie i suoi silenzi, le sue incertezze, la sua stanchezza, la sua umana paura. E, col pensiero, lo accompagno alle sue visite mediche periodiche. In breve, sono con lui molto spesso durante la giornata. Pure non ci frequentiamo, nè stiamo al telefono. Non ha importanza. Luciano Tripodi coglie un fiore dalla sua anima, la sensibilitá. Se é vero, come é vero, che poeti si nasce, i suoi pensieri si vestono di amara disillusione subito soggiogata dall'imperturbabile volontá di reagire alle avversitá che lo hanno colpito. Difficilmente si puó capire realmente ció che puó accadere psichicamente ad un uomo che sente la sua forza, la sua bellezza, la sua prepotente voglia di conquista, minata da qualcosa che non ha forma e nemmeno il tallone d'Achille dove colpire inesorabilmente. Ma la volontá e la voglia di vivere superano lo scoramento e la tragicitá dello stordimento. Luciano Tripodi ha un'arma imbattibile, a mio avviso, e quest'arma é lo spirito che si apre il varco della riflessione, del monologo con la coscienza, forte dell'esperienza e dell'innata lealtá, si spinge a non "pensarsi", ma a pensare ad altri come lui, distesi, in preda alla sofferenza ed alla paura. Le sue parole, forse un tentativo, hanno la forza della speranza, ed il rimpianto dell'amore bistrattato, e fanno, delle ombre, speranza di luce. Voglia di vivere, per vivere l'amore, per se e per chi "vuole" comprendere. Per chi "puó" comprendere. L'ineluttabilitá di certi eventi sconquassano il mondo. E in ognuno di noi alberga un universo... Luciano Tripodi combatte, e guardando, spiegazzando le pieghe del suo universo ha scoperto un mondo semplice ed incontaminato. E vuole donarcelo, con la semplicitá di un fanciullo, con lo sguardo libero nella speranza, indurci alla ragionevole riflessione del "se". Ci fa dono di un sorriso e di una stretta di mano. Ci viene, insomma, incontro. Ora io non posso, nè voglio ritirarmi. Ora so bene che cosa mi ha spinto accanto a lui,il canto di un fanciullo imprigionato in un rovo. Ho sentito pulsare la vita. Lui a quel rovo, cantando, a tolto ogni spina e con un sorriso me l'ha porto. Mi sono accorto che era un lauro odoroso... Profumava di primavera». Antonino Renzi |
|
A te miraggio della mia gioventú A te speranza dei miei quindici anni A te sorella Amica Compagna Che hai fatto rivivere I miei giorni intristiti A te sollievo delle mie notti in tempesta Dedico un sogno Che diventi realtá |
|
Ho avuto paura Una paura lontana che non dava speranza Nè fede Ne gioia È arrivata la notte e tutto era scuro Con gran voglia di non esserci piú Ma in un attimo solo é arrivata la luce Che mi ha dato il coraggio di credere ancora Un motivo in piú Un lampo ai miei occhi Un tuffo al mio cuore E quel tuo sorriso cosí pieno d'amore Sono stati i motivi Per credere ancora in una vita migliore |
|
Mai vorrei cancellare i ricordi Di momenti lontani Conoscendo una notte piú lunga che mai Una notte violenta Dove chiedevi la forza Cercando il coraggio Per credere ancora in qualche realtá Una notte diversa che ti portava lontano Che non dava speranza ai tuoi giovani sogni Infranti sul muro di una vita distrutta Che lentamente ti sfuggiva di mano Hai cercato la luce Un qualcosa di nuovo Una forza diversa per crederci ancora E ti é apparsa in un tratto In un caldo bagliore E tutti i tuoi sogni han ripreso a viaggiare Sono momenti lontani E anche tristi se vuoi Dove ogni cosa aveva perso il colore Ma ti han portato una luce |
|
Ho pensato molto a voi Cosí lontani Ma dentro il mio cuore In un legame d'amore Dove ogni cosa é sinceritá Ho pensato sempre a tutto quello che ho avuto Togliendovi molto I vostri anni migliori Ho pensato ovunque alla vostra vita serena Cosí piena di insidie e timori Ma ricca d'amore e semplicitá E anche se il sogno di tenervi con me Nessun mago potrá mai realizzare Vi avró sempre nel cuore In un legame profondo Piú profondo del mare |
|
Ho un messaggio per te amico lontano Un messaggio che io non ho mai ricevuto Ho pianto Ho sperato Ho creduto E anche sognato Ma sempre con l'ansia padrona di me È a te che io lancio questo dolce pensiero Per darti la forza Per darti il coraggio Per credere ancora in quello che fai È una vita sofferta Una vita fatale Con spazi sereni e momenti crudeli |
|
Ogni qualvolta ti penso Ti vedo Ti incontro Ritornano alla mente I momenti in cui ti sei donata Con tutta te stessa Senza motivo E senza chiedere nulla E cosí il buio é diventato luce Le notte é diventata giorno E i tuoi slanci d'amore Mi hanno ridato la volontá La forza Il coraggio per sperare Per credere ancora in una vita piena di sí |